Francesca Di Tonno si è laureata presso la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell’Università di Bologna con una tesi dal titolo “La ricezione di Bertolt Brecht in Unione Sovietica. Der gute Mensch von Sezuan e Leben des Galilei negli allestimenti di Jurij Ljubimov alla Taganka”. Sempre presso l’Università di Bologna svolge un dottorato di ricerca in letterature comparate portando avanti uno studio sulle messinscena tratte da romanzi classici da parte di registi teatrali russi del secondo’900 e in particolare sull’attività di Jurij Ljubimov nella sua totalità. Attualmente vive a Mosca e svolge un periodo di ricerca presso l’Archivio del Teatro della Taganka.
Alla luce della definizione di teatro post-drammatico quale forma di spettacolarità caratterizzata tra l’altro da caratteri di simultaneità, paratassi, densità dei segni, forte fisicità e ricorso all’elemento musicale come struttura è possibile affrontare un’analisi multidisciplinare e rinnovata del più recente repertorio del Teatro della Taganka di Mosca.
Nello specifico, la scelta ricade su testi spettacolari che, nonostante siano riconducibili al noto stile registico di Jurij Ljubimov, mostrano sia un innovativo lavoro di composizione del testo spettacolare in tutte le sue componenti e anche volutamente “performano”, mettendoli in azione, particolari aspetti della cultura russa in quell’ottica di sinestesia a cui si è precedentemente accennato.
indipendente del testo teatrale,
Evgenij Onegin
Ideato e messo in scena da Jurij Ljubimov nell’anno 2000 alla Taganka di Mosca, lo spettacolo Evgenji Onegin è ispirato all’omonimo romanzo in versi di Aleksandr Puškin.
La trama del romanzo, resa celebre tra il pubblico russo prima e sovietico poi, dalla riduzione operistica di Petr Čajkovskij è in realtà assente dallo spettacolo andato in scena alla Taganka, i cui fattori principali sembrano invece essere la parola e il tempo-ritmo. Di fatto, Ljubimov smonta il romanzo di Puškin e lo ricostruisce utilizzando una costante base musicale composta, a sua volta, dalle arie dei tre compositori russi Petr Čajkovskij, Alfred Šnitke e Vladimir Martynov.
Teatral’nyj Roman
(Romanzo Teatrale)
Lo spettacolo, andato in scena a partire dall’Aprile del 2000, è stata definito dal regista Ljubimov come “una narrazione ironica e intergenerica sul motivo del romanzo”. L’opera omonima, da cui viene tratta la messinscena della Taganka, è il romanzo breve composto da Bulgakov tra il 1936 e il 1937 e in cui sono narrate in tono grottesco le disavventure affrontate da Bulgakov stesso all’indomani dell’adattamento teatrale del romanzo La guardia bianca. Sicuramente, infatti, quello che va in scena in questo spettacolo della durata di appena due ore non è tanto la trama dell’opera bulgakoviana quanto piuttosto un gioco di rimandi in cui si confondono le figure celebri del Teatro d’Arte e la storia e le vicissitudini più recenti del Teatro della Taganka. Romanzo Teatrale attinge allora la sua carica di allusività in particolare da elementi quali oggetti di scena fortemente simbolici e personificazioni ben riconoscibili di personaggi storici. Fra tutti vale allora la pena menzionare l’imponente cavallo dorato che troneggia sulla scena dal cui ventre fuoriesce il giovane narratore e altri protagonisti. va notato che la posa tenuta dal cavallo dorato sulla scena corrisponde esattamente a quella di una nota statua equestre di San Pietroburgo celebrata dal poema omonimo di Puškin Mednyj Vsadnik (Il cavaliere di Bronzo), tuttavia, se nell’originale a cavalcarla è l’imperatore di Russia Pietro il Grande, nello spettacolo della Taganka il cavaliere del cavallo dorato di cartapesta è invece Stalin stesso. Se da una parte allora Ljubimov allude alla centralità dell’opera puškiniana nell’ambito della cultura letteraria russa, d’altro canto, non manca di rimarcare l’altrettanto invadente presenza della censura nello sviluppo della cultura nella sua globalità. Si noti, a conferma di ciò, come lo Stalin della Taganka pronunci slogan tristemente celebri, fra i quali, “Gli scrittori siano gli ingegneri dell’animo umano”.
Do i Posle, Skazki, Arabeski
(Prima e Dopo, Fiabe, Arabeski)
Raggruppiamo qui, in un’ipotetica trilogia, gli spettacoli Do i Posle (Prima e Dopo), Skazki (Fiabe), Arabeski, andati in scena rispettivamente, il primo nel 2003 e i restanti due nel 2009. Il filo conduttore che lega, fra tutti, questi tre recenti creazioni del regista Ljubimov è senza dubbio costituito dalla cultura letteraria, non più soltanto russa, ma mondiale, e dalla sua “messa in azione” sulla scena. Veri e propri pastiche letterari, i tre testi spettacolari rivisitano e riutilizzano testi non drammaturgici della letteratura russa, ma anche elementi pittorici, di costume e della storia russo-sovietica. Ne derivano delle messinscena fortemente simboliche in cui ogni oggetto di scena, frammento musicale, movimento degli attori sulla scena, pause ritmiche, colori dei costumi o degli elementi scenografici, non soltanto rimandano al testo di partenza, ma divengono le parti costituenti di un complesso meccanismo spettacolare multidimensionale.
Conclusioni
La pratica registica di Jurij Ljubimov ha ideato soluzioni innovative per la scena della Taganka del XXI secolo eseguendo, in un’ottica sincretica, di recupero della tradizione e citazionista, i fattori della cultura di appartenenza. Dal tentativo di creare uno stile teatrale culturale, ma non culturalistico, risulta inoltre rinnovato e rafforzato il dialogo essenziale tra scena e pubblico al quale Ljubimov restituisce i presupposti basilari dell’atto ricettivo di riconoscimento e fruibilità degli elementi della cultura collettiva.
13.04.2011
Пришли свои воспоминания о Мастере. Мы опубликуем 10 лучших авторов во 2 томе «100 СОВРЕМЕННИКОВ О ЛЮБИМОВЕ»
Узнать условия